ARTE DA LEONE ricordando Sergio Leone Mostra collettiva Trentennale dalla scomparsa
COMUNICATO STAMPA → Dedicata al Maestro Sergio Leone e curata da Francesco Ruggiero, si inaugura a Roma una Mostra, unica nel suo genere presso il C.A.E. Centro dell’Altra Economia dove vengono esposte Opere espressamente realizzate dagli Artisti per l’evento. Undici gli Artisti invitati a partecipare, Gianpaolo Berto, Antonella Cappuccio, Elena Dell’Andrea, Valentina Faraone, Nino La Barbera, Giorgia Marzi, David Ovidi, Emanuele Pennazza e Alessandro Lucci, Daria Salerni, Rocco Sciaudone, Giovanni Scifo. La Mostra si inaugura Sabato 21 Dicembre alle ore 17.00 con un Concerto di Musiche tratte dai film più celebri di Sergio Leone composte da Ennio Morricone ed eseguite dalla Cantante Lirica Salvina Maesano accompagnata al pianoforte da Barbara Cattabiani e a seguire la Conferenza Stampa. Tra i Relatori Maurizio Graziosi, Francesco Ruggiero, Gianpaolo Berto, Antonella Cappuccio, Nino La Barbera, Valentina Faraone. Un passo avanti a fornirci nuove dimensioni che accrescono la forza e la potenza della comunicazione verso quei semi di forze artistiche altre, in vista di una evoluzione sempre più multidimensionale. Trent’anni fa veniva a mancare Sergio Leone dichiarato universalmente tra i più importanti Registi della Storia del Cinema. Le sue intuizioni e rivoluzioni di Cultura cinematografica hanno ritratto un fenomeno di costume illustrato in particolare con la sua cosiddetta Trilogia del dollaro e Trilogia del tempo. Con particolare impronta Sergio Leone si manifesta il più grande Regista spazialista della Storia del Cinema italiano. Sergio Leone era colto? Il termine Cultura deriva dal verbo latino colere, coltivare. L’utilizzo di tale termine è stato poi esteso a quei comportamenti che imponevano una … cura verso gli Dei, da cui il termine culto, ed ampliato ad indicare un insieme di conoscenze. Una persona colta è una persona istruita, fornita di Cultura. Sergio Leone si è espresso artisticamente attraverso il Cinema, le sue Opere d’Arte sono state i suoi film. Ha avuto a che fare con le Arti: quelle auditive (Poesia, Musica) e visive statiche tridimensionali (Architettura, Scultura) o bidimensionali (Pittura) e tridimensionali cinetiche (Danza). Nel 1921 Ricciotto Canudo, come si sa, pubblicò il manifesto La nascita della settima Arte in cui previde che il Cinema avrebbe unito in sintesi le Arti dello spazio e del tempo: le Arti plastiche con la Musica e la Danza. Il Cinema, settima Arte, si configurò come nuovo mezzo di espressione, officina delle immagini, scrittura di luce. Per quanto riguarda la Musica, Sergio Leone si è affidato prima ad Angelo Francesco Lavagnino, poi a Ennio Morricone. Relativamente alla Danza, nel suo Cinema ci sono solo due film in cui è presente la Danza, Il colosso di Rodi e C’era una volta in America. Nel primo caso, le coreografie erano della sua novella sposa Carla Ranalli, all’epoca ballerina classica; nel secondo caso, di Gino Landi. Per la Poesia e la Letteratura, Leone si è avvalso della collaborazione di fior fiore di sceneggiatori. In merito invece all’Architettura, gli Scenografi di Sergio Leone sono stati Ramiro Gomez, Vittorio Rossi, Andrea Crisanti e, soprattutto, Carlo Simi. D’accordo e … per la Pittura? Si potrebbe dire che Sergio Leone si è avvalso della collaborazione di Antonio Ballesteros, prima, poi di Massimo Dallamano e, infine, soprattutto di Tonino Delli Colli. Ma qui basti dire che Leone, mentre girava Gli ultimi giorni di Pompei, andava al Museo di Madrid, El Prado. Un occhio attento, sotto l’aspetto della visione pittorica, si accorge che nel film Per un pugno di dollari ci sono diverse inquadrature (una fra tutte, la cena al banchetto a casa dei Rojo) chiaramente trasposte da quadri. Come nella Pittura lo Spazialismo del Regista diviene un luogo collettivo ove far maturare le esperienze precedenti, dialogare fra differenti generazioni di Artisti e, in modo anche personale, risolvere la scottante diatriba tra un’Arte legata alla rappresentazione e una puramente astratta. … Continua Francesco Ruggiero dal testo Sergio Leone spazialista, pubblicato nel Catalogo della Mostra, … Come nella Pittura lo Spazialismo del Regista diviene un luogo collettivo ove far maturare le esperienze precedenti, dialogare fra differenti generazioni di Artisti e, in modo anche personale, risolvere la scottante diatriba tra un’Arte legata alla rappresentazione e una puramente astratta. Sergio Leone, sempre stimolato a ricercare nuovi strumenti di comunicazione che si avvalessero delle tecniche moderne, dà vita a forme, colori, suoni attraverso gli spazi lirici dell’universo interiore, in un mondo fantastico e immaginario, mosso da ritmi vivaci intensamente carichi di afflati suggestivi e pervasi di sogno e poesia. Fino ad apparire lui stesso come meteora spirituale ricca di contenuto concreto, come una fusione indissolubile di oggetto e di soggetto di stati d’animo. Procedendo in varie direzioni con penetranti intenzionalità, attorno a spazi carichi di drammi, ricchi di mistero e di suggestivo incanto, ha cercato di afferrare la … poesia del tutto e del nulla. Traspone nella dimensione d’Occidente, del sole che tramonta, quella del sole che sorge dalle pellicole di Akira Kurosawa dove ombre e luci si imprimono come il pennello di china di un Hokusai. Sole contemporaneamente orientale e occidentale che ci indica come vedere l’alba nell’imbrunire dei Maestri, la vita nella lotta, il fiore purpureo e carico di luce sul cactus che resiste, pieno di acqua, nel deserto. L’Opera epica di Sergio Leone ci parla della sua Arte, come un lungo racconto, attraverso le inquadrature incise ed immortalate sulle pellicole, a colmare i vuoti per le dentature della cinepresa come un codice binario di informazioni che generano i bit analogici delle Culture visive di tali miniature dilatate sull’infinità delle dimensioni dell’Artista. Ognuna di essa è una finestra spalancata a nuovi volumi di collegamenti e potenzialità prodotte dal Regista. Esse traggono fermento dalle profondità dei suoi ricordi. Tutto questo ha registrato nuovi organi e corpi di rapporti logici di nuclei dimensionali che s’incontrano con quelli degli Attori, dei Tecnici, degli osservatori … in una trasmissione metatemporale e metaspaziale, che giungono oggi agli Artisti di questa Mostra. Loro fanno sintesi, attraverso l’utilizzo di tecniche e materiali diversi, della memoria di questo gigante della cinematografia, una fiamma di ispirazioni ideali di pulsanti levità auliche, plasmate attraverso i ritmi mantrici e profondi delle musiche di Ennio Morricone. Un passo avanti a fornirci sempre nuove dimensioni che accrescono la forza e la potenza della comunicazione verso quei semi di forze artistiche altre, in vista di una evoluzione sempre più multidimensionale. La gematria è l’Arte di trarre informazioni in alberi frattali di saggezza dalla concatenazione delle lettere e delle consonanti, simili a cromosomi genetici nell’alfabeto ebraico. Alfabeto è una parola greca, deriva dalle prime due lettere greche, alfa e beta. Ma esse derivano a loro volta dall’Alef e dal Beth dell’ “alefabeth aramaico, in sé simile anche alla grafia del sanscrito e persino al katakana sillabico del Sol Levante. Nelle rune celtiche se ne ravvisa lo scheletro. Vocali e consonanti contengono per la gematria essenze di istruzioni e informazioni di azioni e di espressioni come i geni del DNA fanno per la vita. Hanno in sé il DNA delle possibilità, una serie di codoni attivi e inattivati, come quelli individuati dalla Genetica. Una ricerca che sempre si arricchisce e mai si fermerà come il lungo racconto dell’Arte. Se vediamo i nuclei della vita biologica, le cellule, scopriremo che quando si riproducono, il DNA si combina nei cromosomi ed essi accerchiano due tubuli di proteine a vortice, i centrioli, che si dispongono come i due poli di una calamita. Vien quasi da pensare ad essi come a canali di accelerazione di particelle naturali subatomiche, ponti di Einstein-Rosenberg nel microscopico verso altri livelli dimensionali delle informazioni della vita, come se anche gli atomi avessero il loro DNA. Le stringhe possono far pensare a questo. I quark che le contengono allora sarebbero come il nucleo della cellula. Così la ricerca genetica può continuare nell’ipotesi di livelli frattali dell’informazione esplorabili con strumenti adeguati alle lunghezze d’onda corrispondenti. Un lungo racconto di informazioni delle dimensioni della vita. Come l’Arte. Sergio Leone, Nomen Omen, ragionando con la gematria, le consonanti e le vocali del suo nome evocano nello sviluppo della loro sonorità i getti potenti al calor bianco di rovenze siderurgiche. La “S” evoca in sé il getto rovente, la “r” la sua tempratura, la “g” la lucentezza del metallo ottenuto che trapassa lo sguardo come le pallottole infallibili di un Tex Willer sicuramente presente nel Leone come suo fanciullo pascoliniano armato di Colt Navy. La rielaborazione del Leone ne fece una perla di diamante nelle sue dimensioni interiori incarnando tale nuova creatura in un sogno americano e cinematografico che assume come conduttore gli occhi di ghiaccio e i riflessi fulminei del suo Clint Eastwood. Queste informazioni che ci vengono dal suo nome si uniscono in una lemniscata con quelle del suo cognome e allora il fuoco liquido dei metalli assume il volto leonino dei suoi samurai estremo-occidentali che fanno della pistole le loro katane. Durante la resa dei conti del mezzogiorno di duello, è l’istinto di non pensare di avere corpo per essere più rapidi del pensiero. E’ una metamorfosi di tutto il glucosio dei muscoli in adrenalina salvatrice al rintocco della campana, porta e messaggio di trasformazione di uno e di morte dell’altro. Il Leone infatti traspose nella dimensione d’occidente, del sole che tramonta, quella del sole che sorge delle pellicole di Akira Kurosawa dove ombre e luce si imprimono come il pennello di china di un Hokusai. Sole contemporaneamente orientale e occidentale che ci indica come vedere “l’alba nell’imbrunire” dei Maestri, la vita nella lotta, il fiore purpureo e carico di luce sul cactus che resiste, pieno di acqua, nel deserto. L’opera epica di Sergio Leone ci parla della sua arte come un lungo racconto attraverso le inquadrature incise ed immortalate sulle pellicole, con le lacune per i denti della cinepresa come un codice binario di informazioni che creano i bit analogici delle informazioni visive di tali miniature spalancate sull’infinità delle dimensioni dell’Artista. Ognuna di essa è infatti una finestra verso nuove dimensioni di collegamenti di possibilità, dimensioni prodotte dal Regista, produnsioni. Esse traggono fermento dalle dimensioni dei suoi ricordi, temponsioni. Tutto questo creò nuovi organi e corpi di rapporti logici di nuclei dimensionali che s’incontrano con quelli degli attori, dei tecnici e degli osservatori, in una trasmissione metatemporale e metaspaziale, fino agli Artisti di questa mostra. Loro portano avanti la fiaccola della memoria di questo gigante della cinematografia, una fiamma di ispirazioni ideali di pulsanti levità auliche modellate sulla voce mantrica e infinitamemte profonda delle musiche di Ennio Morricone. A fornirci nuove dimensioni che accrescono la forza e la potenza della comunicazione verso quei semi di forze artistiche che sono gli altri in vista di un futuro creare universale, sempre più multidimensionale.
E ora la parola agli Artisti. Ciak
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