VINICIO PRIZIA Chimere Sala Orsini Museo Agro Veientano Formello RM
Con il titolo Chimere Sabato 11 Maggio alle ore 18.00 presso la Sala Orsini del Museo dell’Agro Veientano, sarà inaugurata la Mostra Antologica di Vinicio Prizia di dipinti e grafiche. L’Esposizione propone l’opera di uno dei Maestri più insoliti e propositivi del contesto artistico contemporaneo. Tale Rassegna, presenta al pubblico un lavoro che riguarda trentacinque anni di attività, dove nel 1984 l’Artista appena ventenne, dopo aver indagato le varie correnti dell’avanguardie artistiche storiche e dopo aver ripreso la disciplina del disegno e dell’incisione nell’atelier di Jean – Pierre Velly, Vinicio Prizia inizia una esplorazione che lo porterà alla realizzazione di quadri che descrivono sorprendenti esseri chimerici. Grovigli mentali che Vinicio Prizia districa magistralmente, proponendo, un modo di osservare alternativo. Una investigazione psichica che si pone tra le sapienze artistiche, le dottrine scientifiche come lo studio anatomico, le profondità della mente umana e le scoperte della fisica contemporanea. L’Artista usa una tecnica molto erudita che unisce l’importante peso della Storia dell’Arte italiana ad una attuale ricerca personale. Vinicio Prizia propone delle fisionomie dall’aspetto inconsueto, una realtà dove si fondono elementi ibridi, scomposizioni e ricomposizioni di animali ed umani attraverso una immaginazione insolita, una soluzione alternativa nuova ed inusitata. La Mostra è presentata in Catalogo da Lorenzo Canova che, da Le Chimere Mutanti del Futuro, scrive … Vinicio Prizia appartiene a quella linea della Storia dell’Arte che ha attraversato i millenni, i continenti e le culture attingendo a un nucleo originario dell’immaginario collettivo, una visione delle ibridazioni, delle metamorfosi, delle fusioni impossibili tra mondo umano, vegetale e animale che richiama archetipi del profondo per aprirsi a scenari futuribili. Prizia dialoga infatti in modo sovversivo con i grilli del mondo antico (dove le teste umane erano innestate su elementi zoomorfi), con le decorazioni delle Cattedrali romaniche, con le metamorfosi mitologiche celebrate nel capolavoro di Ovidio, fonte basilare per la pittura del Rinascimento. In questo rapporto, tuttavia, il Pittore aggiunge una componente contemporanea che oltrepassa le vecchie coordinate per scegliere una visione che egli stesso ricollega alla meccanica quantistica. Il Pittore sembra dunque collocarsi, cambiandolo, in quel filone inesauribile che coniuga il polimorfico mondo antico alla fantascienza, la pittura di Bosch e le nuove sperimentazioni biotecnologiche, dando vita a un sistema iconico che sembra unire l’ironia alla visionarietà. L’approdo è pertanto un gioco articolato e complesso di rimandi che non dimentica alcune esperienze riconducibili al Surrealismo e al suo interesse per la riscoperta di antichi repertori iconografici fondati sul fantastico e il mostruoso che, non a caso, si è aperto anche allo studio della Cultura alchemica con il suo immenso apparato figurativo. Vinicio Prizia crea così Chimere, sfingi e sirene del futuro, segnalandosi come erede e dissacratore di quella storia che André Chastel aveva sintetizzato nel suo illuminante saggio sulla grottesca, di quel mondo che una volta si sarebbe definito anticlassico e che in realtà è uno dei molti volti di quella classicità del mondo antico che è molto più proteiforme di quanto non vogliano certe ricostruzioni dogmaticamente ancorate a schemi del passato. L’Artista dà vita quindi alle sue bizzarre e mutevoli composizioni con uno spirito rigoroso ed eclettico, attingendo a diverse fonti e a diverse suggestioni per costruire un sistema visivo che sembra una prosecuzione delle decorazioni metamorfiche della Domus Aurea incrociate con gli esseri creati nell’allucinato laboratorio dell’Isola del dottor Moreau di Herbert George Wells: fusione tra uomini e animali e premonizioni profetiche di molte sperimentazioni attuali. Vinicio Prizia progetta infatti le sue composizioni con una meditata impostazione scientifica, lavorando contemporaneamente sugli schemi rigorosi della sezione aurea e sulle deformazioni, sugli innesti e sugli intrecci genetici che tengono insieme specie ed esseri differenti. Va ricordato del resto che questo ciclo di Opere è frutto di un lungo percorso di maturazione che ha visto il Pittore sperimentare tecniche e generi compiendo un lungo percorso fatto di passaggi tra figurazione e astrazione, tra suggestioni pop, concettuali e aniconiche, tra densità materiche e tessiture leggere e sublimate. Alla fine di questo tragitto, proseguendo idealmente il magistero di Jean-Pierre Velly con cui ha studiato, Vinicio Prizia ha dato inizio al suo lungo ciclo di Opere raccolte in questa Mostra, portato avanti con costanza da trentacinque anni, con invenzioni che hanno spesso preceduto certe immagini composte attraverso la computer grafica e molte Opere di Artisti delle generazioni più giovani. L’Autore fonda infatti la sua ricerca su una salda conoscenza del disegno e delle sue regole, una sapienza tecnica che sostiene il suo lavoro e gli permette le sue variazioni sospese tra mondo reale e universo onirico. Il risultato finale è uno stravolgimento totale delle nostre certezze, nella volontà di oltrepassare le immagini della mitologia per raggiungere allucinate frontiere future: i volti si moltiplicano, gli arti si innestano, si riproducono, si smembrano e si ricompongono. I piedi umani divengono dei cetacei, le aquile hanno nasi al posto del becco, i cavalli, i cammelli, le giraffe e i delfini sono usati dal Pittore per creare il suo universo stravolto, assurdo e coerente, le sue girandole iconiche di corpi ricreati dal suo occhio fantastico. Le Opere di Prizia sembrano così evocare gli esseri di un futuro parallelo ma non impossibile, i risultati di sperimentazioni segrete, esiti di una genetica alternativa ricreati da uno sguardo futuribile che utilizza la Storia dell’Arte per trasformarla spostandola verso l’avvenire, in un dialogo mutante tra passato e futuro.
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